Il Settore giovani dell’Ac di Roma negli anni Settanta
di Gloriana Alessandra
Anni Settanta del secolo scorso: il mondo cattolico giovanile sembrava attratto da una fede che si esprimeva a livello individuale o all’interno di movimenti. Anche a Roma l’Azione cattolica appariva una realtà obsoleta e comunque poco accattivante e non adeguata alle esigenze e alle attese dei giovani. Non molte, quindi, erano le parrocchie che vedevano esperienze di Settore giovani di Ac, e anche se in alcune di esse i gruppi giovani risultavano molto vivaci mancava comunque un forte coordinamento diocesano.
In questa situazione un po’ problematica i vicepresidenti e l’assistente diocesani dei giovani di Ac, rispettivamente Vincenzo Mannino e Antonella Scarpelli e don Rovesio Calcagnini, decisero di non arrendersi, ma piuttosto di rilanciare e rivitalizzare il Settore giovani. Chiesero quindi ai parroci di Roma di inviare uno/due giovani per parrocchia alle iniziative promosse dal Settore, che avevano temi interessanti e presentavano relatori capaci di appassionare, oltre che di formare.
Si venne a creare in questo modo un gruppo di persone che si ritrovò intorno a un progetto, ma che era allo stesso tempo fatto di amici legati da un forte spirito fraterno e da una stretta comunione. Insieme si pregava, si dibatteva, ci si confrontava, si elaboravano proposte. Erano serate forse faticose, ma anche feconde e intense.
Capimmo che l’Azione Cattolica, come disse Vittorio Bachelet nel saluto conclusivo alla II Assemblea nazionale, «è soprattutto una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano insieme nel nome del Signore, che sono amici». Capimmo la bellezza di essere associazione, di operare “insieme”, servendo la Chiesa con “un cuor solo e un’anima sola” e sentendosene corresponsabili. Capimmo l’importanza di amare il mondo e i tempi che si vivevano, pur con tutti i loro problemi e difficoltà. Capimmo che la tessera non era un pezzo di carta, una formalità, ma rappresentava il riconoscersi in un’associazione, era il segno di un “sì” che impegnava.
Volendosi individuare una formula organizzativa, si fece la scelta di prevedere un buon numero di coordinatori per ogni settore in cui era divisa la città (Nord, Sud, Est, Ovest); una strategia che si rivelò vincente, sia perché le parrocchie da visitare per far crescere o nascere nuovi gruppi di settore erano decisamente numerose, sia perché in tanti ci sentimmo coinvolti e partecipi, convinti di costruire un piccolo pezzo di un’associazione che stavamo imparando ad amare, che ci sembrava importante per le nostre esistenze e che per questo volevamo comunicare agli altri, perché tanti potessero vivere la stessa bella esperienza che vivevamo noi.
Nel frattempo, anche grazie al maggior numero di persone e parrocchie coinvolte, si moltiplicavano le iniziative che si svolgevano: campi scuola, convegni, feste dell’accoglienza, incontri per assistenti del Settore, giornate di spiritualità, studio dei documenti del Magistero e del Concilio, momenti dedicati all’affettività, scuole di formazione per responsabili, cui partecipavano anche figure importanti quali il cardinal vicario, con il quale si era creato un bel legame che ci univa ancor più alla diocesi che volevamo amare e servire.
Si cercava così di rispondere alle tante esigenze dei giovani e di essere attenti alla loro formazione globale, anche grazie alla cura e all’impegno di altri responsabili e assistenti che si erano affiancati a Vincenzo e d. Rovesio. A questo proposito ricordo, fra i molti, Cecilia Lupi, Ennio Di Paolo, Giovannella Parisi Presicce, Amelia Giampietro, don Giangiulio Radivo e don Rino Fisichella (oggi S.E. Mons. Fisichella), che hanno permesso al Settore di svilupparsi sempre più, anche attraverso il rapporto con l’Acr, vissuto in particolare proprio grazie a Giovannella e Amelia che ne erano responsabili, e con il Settore adulti, con cui si attuava un costante interscambio.
Era una formazione non soltanto di natura ecclesiale, ma attenta anche alla realtà sociale e volta a costruire un impegno maggiore nei quartieri dove si viveva, eventualmente interloquendo con altre realtà e operando insieme a loro. Allo stesso tempo non mancava la formazione a una politica intesa come servizio e cura nei confronti degli altri, soprattutto i più poveri e disagiati, come aveva insegnato il Convegno sui mali di Roma, voluto con forza nel 1974 dal Card. Vicario Poletti e a cui alcuni di noi avevano partecipato offrendo il proprio apporto.
Accanto all’esperienza diocesana, intanto, si approfondiva il rapporto con l’Azione cattolica nazionale, che non soltanto ci permetteva di sentirci un’unica famiglia, ma ci aiutava a crescere ampliando i nostri orizzonti, consentendoci una formazione più intensa e corposa, dandoci la possibilità di conoscere tante altre persone provenienti dalle diverse realtà italiane con cui scambiare idee, esperienze, progetti, e facendoci avvertire la differenza tra le tante Ac diocesane come una ricchezza da valorizzare.
Si sono vissuti momenti certamente belli, anche a livello personale: molti fra noi, compresi me e mio marito, hanno incontrato proprio in Azione cattolica le persone che hanno amato e sposato, e spesso tutti insieme abbiamo celebrato i nostri matrimoni nella fraternità e nella gioia. Ma si sono vissuti anche momenti difficili e dolorosi. Ricordo nel 1978 l’appuntamento per Moro a piazza SS. Apostoli, cui erano presenti tanti soci e responsabili giovani, e durante il quale Vittorio Bachelet, in mezzo alla folla da persona umile quale era, esprimeva con il volto una profonda tristezza. Mai avremmo pensato che meno di due anni dopo ci saremmo recati a S. Roberto Bellarmino per il suo funerale: il funerale di quell’uomo saggio e buono, ucciso dalle Br, che aveva accompagnato l’Ac nel suo rinnovamento e che consideravamo come un padre.
Sono stati anni appassionanti e ricchi, in cui, grazie a un impegno costante e sempre rinnovato, abbiamo visto crescere il Settore, e quindi tutta l’Ac diocesana di cui il Sg era ed è parte integrante. Appassionanti perché carichi della “passione associativa” cui oggi ci invita e sollecita Francesco e che ha permesso a tanti di noi di far sì che la scelta di aderire all’Ac, fatta da giovani, divenisse una scelta di vita e per la vita.
(In fondo alla pagina è possibile leggere un documento del 1977 scritto da don Rovesio Calcagnini in occasione della giornata di formazione per i responsabili giovani)
Azione-cattolica-Roma-relazione-don-Rovesio-Calcagnini-Scuola-quadri-1977