Riprendiamo sul nostro sito il testo della testimonianza di Sergio Mattarella pubblicata nel 2011 in occasione dei cento anni del Movimento Studenti di Azione cattolica su movi100.azionecattolica.it
Mattarella è stato delegato per gli studenti della Giac di Roma dal 1960 al 1964 e dal 1961 al 1965 responsabile regionale del Lazio.
Prima che si concluda l’anno del centenario, desidero contribuire, per la mia piccola parte, all’interessante mosaico di storia del Movimento costituito dalle esperienze illustrate da tanti suoi protagonisti. Sono stato responsabile del Movimento Studenti della GIAC di Roma e del Lazio tra il 1960 e il 1964 (allora si diceva delegato diocesano e consultore per la regione): erano gli anni di Livio Pescia e poi Amedeo Postiglione delegato nazionale. Il Centro diocesano di Roma – nel cui ambito si collocavano i movimenti, divisi per età e per settori – si raccoglieva intorno all’Assistente, don Paolo Gillet e ad altre splendide figure di sacerdote: ricordo per tutti don Luigi Di Liegro, che si occupava del Movimento lavoratori, don Alessandro Plotti, don Diego Bona, don Aldo Zega. Ci si riuniva nei nostri locali di via della Pigna e poi di Borgo Santo Spirito. Ciascuno aveva settori di impegno diversi ma costituivamo davvero una comunità: ancor oggi, dopo cinquanta anni, continuiamo a vederci, non pochi, per meditare sulla Scrittura sotto la guida di mons. Gillet, oggi Vescovo. Condividevo la responsabilità del Movimento studenti con l’Assistente, Filippo Gentiloni, con un’intensa collaborazione con il corrispondente Movimento femminile.
Allora l’Azione Cattolica era rigorosamente separata tra maschile e femminile (ricordo che una volta ci venne proibita l’iniziativa di una veglia di preghiera che avevamo organizzato insieme, Gioventù maschile e Gioventù femminile di Roma, perché i ragazzi e le ragazze sarebbero dovuti andare insieme, negli stessi pullman, dalle loro parrocchie alla chiesa di San Marco a piazza Venezia, luogo prescelto per la veglia) ma nei due Movimenti studenti, noi – la responsabile femminile era Bianca Storchi – lavoravamo insieme, con un coordinamento costante e, nelle scuole, la nostra presenza era comune e comuni erano le iniziative. Nelle scuole, anche per operare unitariamente, Movimento femminile e maschile, costituimmo insieme Gioventù Studentesca, pubblicammo con questo nome diversi numeri di un foglio a stampa per fornire, ai gruppi delle singole scuole, uno strumento di raccordo e di senso di partecipazione alla più vasta realtà diocesana.
Erano gli anni di Papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI, gli anni del Concilio: anni di entusiasmo, di speranza, di innovazione (da quella liturgica all’insegnamento della Costituzioni conciliari). Ricordo tanti incontri organizzati con padri conciliari di diversi continenti: non esistevano le facili e numerose comunicazioni di oggi e, allora, questo ci consentiva di scoprire direttamente e di trasmettere agli studenti il senso pieno della universalità della Chiesa, l’apporto originale, diverso e prezioso delle varie Chiese di ogni parte del mondo, la dimensione profetica che affascinava allora come oggi. Ricordo quanto e con che spirito lavorammo, noi della GIAC, per contribuire a organizzare la S. Messa sul sagrato di San Pietro nelle ultime ore di vita di Papa Giovanni. Ricordo la Veglia di preghiera per il Concilio alla basilica dell’Aracoeli nel maggio del 1963, gli incontri di preghiera biblica per studenti in S. Ignazio, il manifesto del Movimento studenti maschile e di quello femminile “Per una comunità cristiana nella scuola” distribuito in opuscolo in tante scuole di Roma.
Reprimo la spinta a proseguire nei ricordi delle tante attività di quel periodo: sarebbe superfluo. Quel che è importante, piuttosto, in conclusione, è poter esprimere cosa, quel periodo, ha rappresentato e rappresenta per me. Erano i miei anni universitari e sono stati gli anni della mia formazione: l’esperienza di quell’impegno nella GIAC e nel suo Movimento Studenti e, soprattutto, i riferimenti di valore su cui si fondava e quel che ho ricevuto per alimentarlo hanno disegnato il mio senso della vita e la mia fisionomia come persona. Non si tratta, quindi, di ricordi: il contenuto essenziale di quel periodo, straordinario ed e entusiasmante, è, per me, per la mia vita, pienamente attuale.
Sergio Mattarella