Omelia del card. De Donatis in occasione dei 150 anni dell’Ac di Roma.

Anche noi oggi come i discepoli di Paolo e Barnaba della Prima Lettura siamo nella nostra Cattedrale “pieni di gioia e di Spirito Santo” per dire grazie dei 150 anni dell’Azione Cattolica di Roma. Pieni di gioia perché la memoria grata nasce dal riconoscimento della presenza di Dio che è radice di una perenne pienezza di gaudio. Pieni di Spirito Santo perché
solo in Lui si può guardare al cammino che ci precede, solo lo Spirito è Colui che riconosciamo reale protagonista di ogni passo e di ogni sosta di questa storia così ricca di benedizione del Signore. La vostra associazione ci aiuta a mettere un sigillo reale al cammino diocesano: è l’anno in cui abbiamo fatto memoria e ci siamo riconciliati, abbiamo iniziato a riscoprire che siamo Chiesa locale, che siamo Popolo amato dal Signore. Voi siete innamorati della Chiesa locale e avete sempre regalato a chi vi avvicina l’onore di quest’appartenenza.
Nei vostri gruppi e nelle associazioni parrocchiali si respira la genuina freschezza della Chiesa, del Popolo. Voi avete fatto della vostra esperienza associativa una vera scuola di comunione e di tangibile fraternità. Quanto commuove incontrare nelle parrocchie nonni, adulti, giovani e bambini che presentano orgogliosi le tessere annuali dell’associazione: i primi con l’orgoglio di una fedeltà alla Chiesa da cui si sono sentiti accolti e custoditi, i
giovani con la franchezza di chi vuole esserci e non nascondersi, i bambini con l’entusiasmo dell’appartenenza e con la sicurezza dell’amicizia con Gesù.

Nell’Atto Normativo diocesano redatto dopo il nuovo Statuto, si trova infatti scritto che la vita associativa è una “mediazione ricca che educa ad essere Chiesa, compagnia data all’uomo nel suo cammino attraverso la storia”. Grazie perché la vostra associazione non ha mai fatto sentire a nessuno “la freddezza, come direbbe Papa Francesco, di una porta chiusa”.
È bella oggi l’immagine della Prima Lettura: è una città che si raduna nella sinagoga di Antiochia. La cosa sorprende e crea addirittura ostilità in chi si sente unico destinatario di quell’annuncio, ma quella città radunata dice una sete, dice a noi che il Vangelo è il messaggio
che tutti attendono, anche se sembra non essere accolto, ma è l’unico messaggio che dona senso al passo stanco e gioioso di ogni uomo e di ogni città.

Grazie, Azione Cattolica, perché a Roma hai avuto il coraggio, a volte ostinato e testardo, di non far mai tacere, anche davanti a qualche prova o disavventura, la gioia creativa di annunciare il Vangelo.
Se dovessi descrivere l’esperienza dell’Azione Cattolica non potrei trovare parole più belle e appropriate di Evangelii Gaudium dove si propone di accogliere la sfida “di trasmettere la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una
vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”
(EG, 87).
Grazie, Azione Cattolica, perché questa sfida hai saputo accoglierla e spesso è una sfida che anche a Roma ha richiesto un tuo ripensamento, qualche contraddizione o qualche rallentamento, ma non hai mai perso la limpidezza dell’obiettivo, la saggezza di perdere qualcosa di te pur di arrivare ad essere solida carovana solidale. Vittorio Bachelet, presidente
nazionale dell’Azione Cattolica ed esempio luminoso per tutta la nazione, amava dire: “A noi non interessa fare bella l’Azione Cattolica, a noi interessa fare bella la Chiesa!”. Mi sembrano parole semplici che possiamo dire vere per la nostra associazione romana: hai aiutato a fare più bella la Chiesa di Roma. Non hai amato la visibilità, hai saputo esserci nei
cammini feriali della nostra gente e del nostro Popolo, ti sei messa al fianco di tutti senza protagonismo, non hai voluto solo accendere dei processi, ma hai fatto la scelta di accompagnarli e custodirli, valorizzando piccoli germogli e gioendo con umiltà dei frutti ricevuti.
Grazie perché hai creduto che l’unico linguaggio credibile non è quello
dell’effervescenza, dei fuochi di artificio, della mondanità, ma hai creduto nel linguaggio della comunità come l’unico sicuro e credibile, grazie perché in alcune situazioni non hai esitato a fare dei passi indietro pur di far vedere che è la Chiesa la sposa bella e senza rughe, e solo con Lei, mai senza di essa, hai speso tutta te stessa per “impregnare, come dice il secondo articolo del tuo Statuto, di spirito evangelico le varie comunità ed ambienti”. La tua umile ferialità ha fatto maturare laici impegnati, laici che è più bello chiamare discepoli, persone che hanno saputo disciplinare la vita cristiana nell’assidua partecipazione all’Eucarestia, nella preghiera quotidiana con la Parola, nella testimonianza di carità, capaci
in alcuni quartieri e parrocchie di essere tessitori di una solida fraternità.

Non è facile riassumere 150 anni a Roma: è una storia che dividerei in tre parti. La prima è il tempo dei primi passi e degli anni abbondanti di grazia prima del Concilio dove eri l’unica espressione di un laicato maturo, di un laicato con una fede adulta, una fede rocciosa che ti ha fatto in questa città lievito, luogo dove vedere le opere buone e glorificare il Padre.
È venuto poi il tempo del Concilio dove hai fatto dell’aggiornamento, usando il termine di San Giovanni XXIII, il tuo nuovo programma e diciamo con chiarezza che da subito hai attuato con saggezza lo spirito del Concilio soprattutto nell’ambito della catechesi e dell’evangelizzazione. Mi permetto di ricordare i nomi dei presidenti più recenti, coloro che hanno fatto del Concilio una bussola attorno alla quale far crescere e maturare l’associazione: pensiamo con gratitudine a Pier Giorgio Liverani, Emma Cavallaro, Paolo Bustaffa, Daniela Lombardi, Benedetto Coccia, fino all’attuale Presidente, Rosa Calabria che ringrazio per la delicatezza e passione con cui ora sostiene la motivazione di ogni aderente. Con loro penso anche agli attuali vicepresidenti e membri del Consiglio diocesano, sapendo che l’Azione Cattolica, nel suo DNA non ha dei laeder, perché il suo riferimento è il Vescovo, per noi, il Papa. Vostro desiderio è quello di attuare e rendere possibile nel quotidiano le Sue indicazioni perché il vostro scopo è la “realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa in diretta
collaborazione con la Gerarchia”
.

Mi fa piacere perciò definire l’Azione Cattolica non solo come una visibile
associazione di laici, ma anche l’esempio di una sana e dolce amicizia tra laici e sacerdoti.
Un’ amicizia che ha fatto tanto bene anche ai sacerdoti di Roma che hanno avuto l’onore e il privilegio d’incontrarvi nel loro ministero. Li avete nutriti e formati, li avete sostenuti e incoraggiati, da loro avete ricevuto la Parola e con loro avete testimoniato la “confortante gioia di evangelizzare”. Ringrazio così tutti i sacerdoti assistenti che vi hanno accompagnato nella vostra storia, alcuni in Cielo. Dico grazie all’attuale assistente unitario Don Sergio Bonanni e ai vice assistenti che lo aiutano con gli adulti, i giovani e i ragazzi. Continuate a regalarci la testimonianza bella tra voi e i sacerdoti: l’amicizia tra voi e i sacerdoti dona autenticità e sostanza credibile al vostro impegno formativo.

Ma c’è un terzo momento della vostra storia. Non ricordiamo solo i vostri 150 anni, ma celebriamo anche i 50 anni dell’ACR,
articolazione nata nell’Assemblea Nazionale del 1969 come attenzione degli adulti e dei giovani verso i bambini e i ragazzi. Il frutto più vero del Concilio è stato per voi generare l’ACR che è il frutto più bello della vostra stagione conciliare. L’ACR ha fatto vedere alla città che l’Azione Cattolica è madre, capace di generare. L’ACR ha fatto diventare la vostra associazione una famiglia dove sul serio una generazione sa raccontare all’altra quanto è
buono e gustoso essere amici del Signore. Mi permetto di dire di continuare a generare perché quando non si genera si è dimenticato il Vangelo. Il Vangelo sa sempre di fecondità e di vita.

Vorrei consegnarvi questo verbo per il futuro della vostra storia: generare. La fede, infatti, non va spiegata, ma bisogna saperla narrare; la fede non può essere imposta, ma si genera.
Ogni discepolo è frutto di una generazione, non di una spiegazione! Non perdete l’arte di generare in questa città. Continuate ad aiutare la Chiesa di Roma a generare vita e vocazioni, continuate ad essere laici discepoli, dietro Gesù Buon Pastore: ascoltate la sua voce per sperimentare la sua conoscenza, la bellezza della sua intimità; solo questa è la via del
generare. Il cristianesimo non è una storia del passato, un esercizio di un periodo della vita, ma uno spazio eterno di gustosa amicizia con Gesù. Avete generato l’ACR perché non avete avuto una bella intuizione assembleare, ma portavate la gustosa esperienza di persone innamorate di quella voce e di quella Persona che è il Buon Pastore. Avete condotto i ragazzi da Gesù perché eravate persone affascinate da Lui, capaci di riconoscere una voce,
appassionati di una relazione. Oggi sanno generare i cristiani che con integra luminosità sanno che l’unico tesoro è la Voce e il Volto dolce e mite del Pastore. Ma la vostra saggezza è che mentre li avete generati, li avete resi protagonisti. A Roma i due frutti più belli dell’ACR sono stati il Percorso Genitori e la Carovana della Pace: due vie preziose che hanno fatto diventare l’associazione missionaria e testimone nella città. I tre verbi: ascoltare, conoscere e seguire con cui Gesù definisce il suo gregge sono così la vostra storia; essi si devono sempre intrecciare perché la loro sintesi è nella capacità generativa. Il generare è il verbo più bello che definisce ogni comunità cristiana, frutto di questo discepolato fatto di ascolto, conoscenza
e sequela reale. I primi tre verbi voi in genere li riassumete nella parola formazione e così capiamo quanto essa non è una scuola, ma una vera formazione coincide con una coraggiosa conversione dove ascolto, conoscenza e sequela sono pilastri essenziali. Quando la formazione è conversione sarà sempre generativa. Oggi desideriamo tutti consegnarci nella mano del Pastore: quanto ci fa bene ripeterci in silenzio, oggi nel dire grazie, queste belle parole di Gesù e addormentarci ripetendole questa sera: nessuno le strapperà mai dalla mia mano. Memoria e riconciliazione trovano in questo versetto la sua sintesi più alta ed efficace, il loro frutto è il collocarci nelle mani sicure del Pastore, da cui nessuno ci potrà strappare. In quelle mani è la casa di ogni sacerdote, di ogni papà e mamma, di ogni giovane e bambino, di ogni comunità: solo in quelle mani vogliamo abitare e rimanere. Signore, grazie perché non solo ci prendi nelle tue mani, ma ci dici che nessuno ci strapperà mai da te. La tua tenace tenerezza ci dona identità, è la sola nostra memoria e il solo motivo per riconciliarci. Con
questa tenace tenerezza andiamo ad ascoltare il grido della nostra città, perché tutti sentano il calore certo della tua mano. Tra poco le mie mani in comunione con tutti i sacerdoti presenti consacreranno il Pane e il Vino: le nostre mani consegneranno la storia dell’Azione Cattolica nelle tue, ogni aderente nelle tue, ognuno di noi nel tuo Cuore. Signore, grazie per questo
onore che ci doni, grazie perché ogni Eucarestia ci dice che la tua mano ferita e risorta non si stanca mai di essere aperta per ognuno di noi. Immergersi in questo ci lascia solo commossi e in silenzio: Signore, noi non siamo nulla; protagonista di ogni storia, anche di 150 anni, è solo la tenerezza misericordiosa della tua mano. Signore, saldi nella tua mano, siamo una cosa sola con il Padre.

Generare, abitare nella tua mano, essere una cosa sola sono ora via certa per continuare nell’Azione Cattolica e nella nostra bella Chiesa di Roma, la nostra storia. Buon Pastore dona all’Azione Cattolica la fecondità, di essere grembo di un cristianesimo limpido e genuino, senza compromessi o annacquamenti. Dona ad ogni aderente l’esperienza di appartenerti e di
abitare nella tua mano, luogo dove siamo continuamente “misericordiati”, luogo dove viviamo da uomini e donne redenti, spazio gustoso della tua tenacia che si consuma fino alla fine. Dona all’Azione Cattolica di Roma di essere con te e il Padre una cosa sola per fare della tua unità con il Padre la sorgente zampillante della sua identità nella nostra città. Signore, fa che ci impegniamo tutti a fare la storia solo perché desideriamo camminare per essere in quel numero che non si può contare, dove l’Agnello Pastore ci condurrà alle fonti della vita per sempre! Amen.