(Riprendiamo un articolo di una pubblicazione del 1986, decennale dell’Ac di San Barnaba)
Nell’ormai lontano 1976, grazie all’iniziativa di P. Giuseppe Benvegnù e di alcuni laici, ebbe inizio la grande avventura dell’associazione.
Si iniziò allora con l’Azione cattolica dei ragazzi (Acr): attraverso la costituzione di alcuni gruppi di ragazzi della scuola elementare, si cercò di dare una risposta all’esigenza, mai esaurita, di offrire uno spazio di aggregazione e di impegno a dei ragazzi che altrimenti non avrebbero trovato, forse, altri “luoghi” di formazione, se non mediante i gruppi di catechesi sacramentale. Fu questo il primo timido, ma entusiasmante inizio di una proposta che negli anni a venire sarebbe andata sempre più articolandosi ed allargandosi ad altre fasce d’età (giovanissimi dai 14 ai 18 anni; giovani dai 18 ai 25 anni; adulti; famiglie).
Dopo questo primo anno di rodaggio, alcuni futuri responsabili furono invitati ad un’esperienza singolare per la loro formazione: un campo-scuola nazionale degli educatori dell’Acr a Monte Livata. Fu senz’altro u n trampolino di lancio: si era a pochi anni dalla stesura e dall’attuazione dell’Ac (1969) ed i campi-scuola nazionali servivano ad aggiornare e sperimentare le nuove scelte dell’associazione; inoltre la Chiesa, in quegli anni, viveva il fermento di nuove idee dettate dal Convegno sulla promozione umana e sui grandi temi dell’evangelizzazione.
Sicuramente la nostra associazione parrocchiale ne trasse giovamento: i gruppi Acr non ricalcarono l’itinerario formativo dei gruppi sacramentali ma furono gruppi che , spingendo sulla socializzazione, portavano i membri stessi a fare una catechesi esperienziale che partiva, cioè, dall’esperienza diretta, per poter leggere la vita alla luce della Parola di Dio.
Da qui nacquero tutta una serie di “occasioni”, grazie all’entusiasmo che il vivere l’esperienza associativa al campo nazionale ci aveva trasmesso. La giovane esperienza di un anno di Acr ci potrò ad estendere la proposta alla fascia di età successiva, i giovanissimi. In materia non eravamo molto ferrati ma non ci mancò lo spirito di intraprendenza: prendemmo contatto con il Settore giovani diocesano e, attraverso una serie di incontri con i responsabili di allora, iniziammo a vivere, in un primo tempo come sperimentazione, il cammino con i gruppi giovanissimi.
Chi visse da responsabile o da aderente quegli anni sicuramente ricorderà lo spirito quasi “pioneristico” che ci animò: furono anni dominati da una grande voglia di imparare, di scoprire, di capire.
L’impegno si articolò attraverso due strade: l’approfondimento della propria identità associativa – attraverso lo studio dell’Azione cattolica, della sua storia, delle sue caratteristiche, delle sue scelte – e l’impegno per la formazione di gruppi che, mentre cercavano di assumere un proprio “corpo”, si proiettassero sempre più verso la comunità parrocchia, per cercare di capire le vie dell’evangelizzazione.
Cominciammo così una serie di incontri, di ritiri spirituali, di conferenze, di servizi e di campi-scuola che sono stati, senza ombra di dubbio, l’esperienza più significativa e singolare della nostra associazione parrocchiale. Pian piano l’esperienza cominciò ad essere sempre più precisa ed articolata: non più risposte da dare ad urgenze ma sforzo di offrire proposte attraverso lo studio di un progetto che trovasse giustificazione da una lettura più possibilmente vicina alla realtà e alle persone.
Questi anni ci hanno visto crescere in quantità (anche se con varie alternanze) ed in qualità, ma soprattutto sono stati per noi scuola preziosa per gli anni futuri: nulla si può costruire se non mediante un impegno costante e generoso, nella certezza che l’Azione cattolica, con la sua struttura e le sue scelte, permette di impegnarsi per la Chiesa del Signo e per la sua “plantatio”.