Don Luigi Di Liegro è stato assistente del Movimento lavoratori della Gioventù di Azione cattolica (Giac) di Roma dal 1957 al 1965 e poi assistente della stessa Giac dal 1965 al 1970.
Riportiamo qui alcuni suoi scritti raccolti nell’Archivio della Presidenza diocesana dell’Azione cattolica di Roma.
Nel 1960-1961 il Movimento lavoratori della Giac propone un’inchiesta sull’istruzione professionale e il problema dell’apprendistato. Don Guglielmo Cerquitella, assistente della Giac di Roma, scrive una lettera a don Luigi in cui esprime le sue perplessità sul fatto che un movimento di Azione cattolica debba occuparsi di questioni lavorative così specifiche. In un passaggio della lettera in particolare scrive «È sempre un’affascinante e ricorrente tentazione quella di tendere ad una prima tappa: “umanizzare”, per poi risolvere successivamente nel tempo quella di “evangelizzare”».
Di seguito uno stralcio della lunga e articolata risposta di don Luigi rispetto a questo punto:
Siamo d’accordo. Ci permetta, però, di difenderci dall’insinuazione di una simile tentazione illuminando certe impostazioni del Movimento [lavoratori della Giac. ndr.] che potrebbero essere mal interpretate.
Evangelizzazione è l’annuncio della Parola di Dio.
Questa Parola, in Gesù, fu indissolubilmente Parola vissuta e Parola parlata.
Questa stessa Parola dev’essere anche oggi nella Chiesa una testimonianza di vita, Parola vissuta oltre che Parola parlata.
Questa Parola riveste l’efficacia propria della Parola di Dio quando è veramente espressione di una fede reale, e non solamente esposizione teorica e propaganda interessata.
Una seconda precisazione: vi è un’Evangelizzazione fatta dai laici, e un’Evangelizzazione fatta dai vescovi e sacerdoti, consacrati ufficialmente per il Ministero della Parola e dei Sacramenti.
L’Evangelizzazione fatta dai laici è anzitutto Parola vissuta. Un laico evangelizza attraverso il suo modo di vivere, che deve testimoniare Cristo in ogni suo comportamento: in famiglia – al lavoro – negli altri ambienti.
È anche Parola parlata, ma in un modo adatto al laico, ed in circostanze occasionali, cioè procede per risposte individuali o collettive alle questioni che la sua stessa vita di militante pone ai lontani. È, dunque, in questo secondo modo un’Evangelizzazione né metodica, né didattica, né continuativa, salvo il caso eccezionale di qualche laico che abbia un compito speciale di supplire il clero in determinate circostanze.
Il compito quindi del laico e del laicato di Ac è il seguente:
Preparare positivamente i lontani a ricevere la Parola di Dio, metodicamente annunciata dal sacerdote; e questo in tre modi:
– umanizzando le persone e le condizioni di vita che rischiano molte volte di ricacciare l’uomo in uno stato infra-umano;
– suscitando una corrente di carità tra gente che è molte volte ingolfata nell’egoismo: “chi fa la carità, perviene alla Luce”;
– mostrando la testimonianza della propria vita, che produce un efficacissimo choc nei lontani.