Il 4 giugno 1944 i nazisti, dopo nove mesi di occupazione della città, lasciano Roma e vi fanno il loro ingresso gli Alleati liberandola.
Il giorno dopo i romani, senza un avviso o una convocazione, si ritrovano a piazza San Pietro – raggiungendola a piedi perché in mancanza dell’elettricità non circolano i tram – in una manifestazione spontanea di gioia e per salutare Pio XII, acclamato come defensor urbis, l’unica autorità a non aver abbandonato la città durante i mesi di occupazione.
L’Azione cattolica, che aveva tenuto in piedi le sue strutture e non aveva cessato le sue attività né durante la guerra né durante l’occupazione nazista, è in prima linea per la ricostruzione materiale e morale della città di Roma.
Una lettera dell’Ufficio diocesano dell’Ac del Vicariato, che significativamente porta la data del 4 giugno 1944, viene inviata a tutti i parroci romani: l’Ac mette a disposizione le sue strutture e la sua proposta formativa per far ripartire subito le attività parrocchiali, sia quelle caritative che quelle educative (compresi i gruppi scout che dopo la chiusura obbligata del periodo fascista possono tornare a svolgere pubblicamente le loro attività).
È il segno del forte legame dell’Ac diocesana con la città e con la Chiesa di Roma ed è la prima di molte iniziative che segnalano l’impegno di cui l’associazione intende farsi carico per ricostruire la società democratica del Paese.