Accompagnare la vita adulta: il racconto del primo incontro animatori e responsabili adulti

Sabato 26 ottobre si è tenuto nella sala Paolo VI del Centro diocesano il primo incontro rivolto agli animatori e responsabili di gruppi adulti. L’incontro è stata anche occasione per presentare il testo Le stelle e la strada. Orizzonti e percorsi per la cura dei gruppi adulti.

Accompagnare la vita adulta, titolo dell’incontro, è oggi una sfida sempre più complessa. Come educare e formare gli adulti che, per definizione, dovrebbero essere persone già formate, già “catechetizzate” e poi con mille impegni e così diversi tra loro in base alla situazione di vita che stanno vivendo?

A questa domanda ha provato a rispondere Fabio. Il primo passo è capire chi abbiamo di fronte. Parliamo di adulti, al plurale, perché non esiste un adulto standard: parliamo di un arco di tempo dai 30 ai +100 anni con in mezzo tre generazioni molto diverse, con ritmi di vita e scelte di vita diverse, diversi anche per scelte politiche e impegno sociale. Inoltre, oggi l’adultità è un concetto in divenire: spesso non abbiamo più di fronte persone “arrivate” con una stabilità emotiva perché incerti sono i valori, le relazioni persino il lavoro. Come parlare a questi adulti?

Innanzitutto, la scommessa che l’Ac ci indica è quella di aiutare gli adulti a fare sintesi attorno a un senso che dia unità alla vita.
Il contesto in cui ci muoviamo è quello della complessità, della relativizzazione dei valori, che rende anche difficile comprendersi, dell’autoreferenzialità e dell’individualismo diffuso.

Il metodo per realizzare questo si basa sulla caratteristica fondamentale della formazione dell’AC: porre la vita al centro. Dare profonda e seria dignità a ogni storia che si incontra, riconoscerne i bisogni e le ferite ma anche sogni e desideri per ridare vita e speranza a tutti. L’orizzonte di senso è quello di coltivare la sete di senso, la sete di Dio, accogliere ogni persona con la sua vita, non dare risposte ma porre l’adulto in un dimensione di ricerca, di scoperta, di conversione, di missione.

Non sono molte le proposte formative strutturate dedicate agli adulti, pensate con un metodo specifico per parlare loro e che quindi non sia basate sulla catechesi “frontale” o sull’assunto, ormai superato, che essi conoscano già la fede o che, essendo ormai grandi, non vadano ingaggiati e coinvolti in modo significativo.

Francesca ha quindi proposto un focus sul metodo che l’Ac propone per la formazione adulti, un metodo che è al contempo significato e contenuto. Il primato che l’Ac riconosce alla vita concreta significa leggere la presenza di Dio in essa ma anche avere la certezza che Dio agisce nella nostra storia. La vita dunque come luogo teologico in cui si manifesta la presenza di Dio negli eventi. Tutto questo è espresso da un metodo, riassumibile nella dinamica vita-Parola-vita, che cerca di manifestare e realizzare quell’intreccio tra fede e vita tipico della vita spirituale del laico. Si parte da uno sguardo contemplativo sulla propria vita che viene poi ricompresa alla luce della Parola per tornare rigenerata al quotidiano. La vita ci interpella perché «la realtà è superiore all’idea» perciò si parte “raccontando” la vita, cioè trasformando i fatti in esperienza, aiutandosi a vicenda a dare senso nell’ascolto reciproco, dove l’altro è specchio delle mie esperienze.

Don Stefano ci ha poi aiutati a comprendere come porre la Parola al centro dei nostri gruppi di adulti. Il cristiano è colui che si conforma a Gesù, cioè ragiona con Gesù dentro, cerca di fare le stesse scelte di Gesù e per fare questo deve conoscerlo e Gesù non si conosce se non attraverso la conoscenza delle Scritture.

Nella dinamica vita-Parola-vita i due termini non devono essere considerati come spazi contrapposti, per cui lo schema sarebbe partire della vita – allora quali sono i tuoi problemi? – poi prendere il pezzo di Vangelo ideale come un prontuario di comportamenti. Così rimarrebbe una struttura moralistica. Al contrario, la Parola sta già nella vita e la vita sta già nella Parola, e la questione è ricostruire la dinamica della vita come dinamica profonda dentro la Parola, per poi poter tornare alla vita con una certa significatività, non solo come un atteggiamento moralistico. Partire dalla vita non vuol dire analizzare i problemi della vita, come se fossero una premessa alla Parola, è già la Parola che va letta con l’occhio della vita e non solo in termini religiosi. Lettura dalla vita nostra che è anche la vita di Gesù, perché la vita di Gesù è anche una vita umana. Nelle scritture troviamo noi stessi, troviamo la descrizione della nostra vita, ci rivediamo in tutti i personaggi: le scritture parlano di noi.

Questo è stato ripreso anche da Nunzia a conclusione, dopo che con Massimo abbiamo svolto un’attività pratica per sperimentare il metodo della formazione degli adulti, oltre ad averne parlato. vita-Parola-vita non sono tre momenti separati, vita e fede sono intrecciati e comprendere quest’intreccio è forse la cosa più complessa da realizzare, come ha sottolineato Nunzia nel suo intervento. Intrecciare vita e Parola, su cui torneremo nei prossimi incontri, può essere compreso attraverso due immagini: le scale di un condominio, dove dopo ogni rampa c’è un pianerottolo, e la scala a chiocciola, che è una salita continua. La dinamica vita-Parola-vita è un processo continuo, senza “pianerottoli”.

Interiorità è “godersi la vita” viverla appieno. Su quello che vivo ogni giorno innesto la Parola, perché la Parola è nutrimento, alla fine della giornata la mia vita non è quella di ieri perché in ciò che ho vissuto Dio può avermi parlato.

Questo è il lavoro che ognuno fa nella sua vita, come si trasferisce nel gruppo? L’animatore accompagna questo processo, in ogni momento: nella preparazione delle attività, nel modo in cui ci relazioniamo ai membri del gruppo, alla parrocchia, alle altre realtà che incontriamo. Cerchiamo di vivere questo processo e accompagniamo a compiere questo processo.

Nella seconda parte dell’incontro, Chiara (Calzolaro, nell’equipe ci sono tante Chiare) ha mostrato alcuni strumenti per gli animatori adulti, partendo dalla frase del cartone animato Tarzan “Imparerai insegnando e imparando insegnerai” ha presentato il testo dell’anno associativo, la guida per gli animatori e i materiali extra a disposizione degli animatori (la password è nella guida oppure si può contattare il Centro diocesano).

L’equipe adulti si mette quindi a disposizione degli animatori dei gruppi adulti parrocchiali e degli assistenti per incontrarli nelle parrocchie e progettare insieme il percorso adulti e focalizzare come sviluppare il metodo in base alle diverse realtà parrocchiali. Per informazioni scrivere a segreteria@acroma.it.

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