Lo scorso 21 febbraio si è tenuto l’incontro via streaming del percorso Dialoghi, organizzato dall’AC di Roma e l’Istituto Giuseppe Toniolo dal titolo “Tutto è connesso verso l’ecologia integrale. Dall’enciclica Laudato Sì all’impegno verso una maggiore generatività del nostro agire come singoli e come comunità”. Roberta Zoppo ha intervistato uno dei relatori, il Professore Vincenzo Tabaglio, docente di agronomia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore sede di Piacenza.
Il rapporto con il creato nella pandemia
La pandemia non ha contribuito in maniera sostanziale a cambiare il rapporto esistente tra uomo e creato, a causa della generale tendenza a dimenticare gli eventi e della voglia di tornare all’agognata normalità. Il Professor Tabaglio aggiunge che “non era necessaria una pandemia per convincerci dell’urgenza di una profonda revisione del nostro sistema di vita”. Tale esigenza esisteva già prima di quell’evento: in alcuni casi sembra quasi che “il rimando alla pandemia sia stato strumentale ed errato, dettato più che altro da quella voglia di attribuire un legame diretto tra quella pandemia e un generico inquinamento ambientale”.
L’equilibrio uomo-creato va oltre il periodo pandemico e si concretizza in agronomia “nella produzione di un cibo sicuro e sostenibile” nei Paesi ad alto e basso reddito, come presente anche nella Laudato sì. L’enciclica infatti si spinge a ripensare al concetto di economia contrario alla cultura dello scarto e favorevole ad uno scambio nell’ottica del tutto è connesso, sia nel rapporto tra gli uomini sia tra quello uomo-creato.
Divergenze tra Nord e Sud del mondo nell’ottica dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici nel breve tempo avranno tra le conseguenze l’allargamento delle divergenze tra Nord e Sud del mondo, dal momento che questi potrebbero, stando agli attuali studi, “abbattersi prevalentemente nella fascia tropicale e sub tropicale”, per cui “aumenterà la siccità laddove è già arido”, spiega Tabaglio. Di contro, le precipitazioni diventeranno più imprevedibili, andando direttamente ad agire sulla produzione di cibo. I Paesi ad alto reddito potrebbero adottare delle misure per arginare tali fenomeni, come ad esempio “un’agricoltura nuova”, ma sarebbe più difficile adottarle “nei Paesi a basso reddito”, considerando il contesto basato su “un’agricoltura familiare di sussistenza che là ancora c’è”. I rapporti tra le due sfere del pianeta saranno sempre più sbilanciati e sarebbero “insufficienti laddove è necessario aumentarle”. Stiamo parlando segnatamente di “investimenti economici è ovvio ma soprattutto culturali, formativi, organizzativi”, solo per citarne alcuni, rivolti ad uno “sviluppo integrale che non sia settoriale”.
Il ruolo delle relazioni nell’ecologia integrale
In quest’ottica “è necessario”, secondo il Professore, “allargare quello sguardo non solo all’economia” ma anche “ad altri campi della promozione umana”.
I progetti internazionali seguiti dal Professor Tabaglio e dal gruppo di lavoro di cui è parte nei Paesi in via di sviluppo non si occupano “solo di agricoltura”, afferma, ma anche di “sanità, alimentazione, promozione dell’associazionismo, del microcredito in natura” e di altri aspetti della vita quotidiana tra cui il teatro e l’artigianato ad altro. La cura è rivolta alla “dimensione partecipativa, partendo cioè dalle esigenze locali ed esigendo a nostra volta il completo impegno della popolazione locale”. Tabaglio conclude con un proverbio africano appreso nel corso dei vari viaggi in quel continente che recita “quello che tu fai per me, senza di me, è contro di me”, a sottolineare nuovamente l’importanza delle relazioni.