Il cantiere Generiamo Lavoro: a RaccontACI l’intervista a Lidia Borzì, Presidente delle ACLI di Roma
Dal 7 aprile al 16 giugno si tiene sulla piattaforma Zoom il cantiere Generiamo Lavoro promosso dalle Acli di Roma e rivolto ai giovani dai 18 ai 30 anni che affrontano le sfide del mondo del lavoro. Roberta Zoppo ha intervistato la Presidente delle Acli di Roma Lidia Borzì per parlare di Generiamo Lavoro, delle domande poste dai giovani e dei cambiamenti del mondo del lavoro.
Una panoramica sul cantiere Generiamo Lavoro
Generiamo Lavoro nasce dalla “necessità di riempire un vuoto”, esordisce la Presidente delle Acli di Roma Lidia Borzì, dal momento che “ci sono grossi problemi nel mondo del lavoro” aggravati prima dalla pandemia ed ora dalla guerra in Ucraina. Spesso ad esserne colpiti sono “i giovani, le donne e gli stranieri”. Anziché cedere alla rassegnazione si è proposto ai giovani “di reagire” iniziando “da una riflessione su cosa è il senso del lavoro”, che è soprattutto dignità, come ricordato da Papa Francesco, oltre che diritto alla cittadinanza e realizzazione delle persone.
Ascoltando le paure dei giovani romani è emersa una generale incertezza relativa al lavoro, tra cui quella di dover accettare un’occupazione non linea con la loro preparazione, il cantiere ha creato una rete di una rete relazionale forte con realtà quali la “Diocesi di Roma, la Gil di Roma e di Rieti, l’Azione Cattolica e il MLAC”, solo per citarne alcune, che “si riconoscono nella dottrina sociale della Chiesa aperta a tutti”. Altre collaborazioni sono state strette con realtà non ecclesiali quali la Camera di Commercio di Roma l’Università La Sapienza. E proprio la Rettrice dell’Ateneo romano nell’accogliere il cantiere Generiamo Lavoro ha sottolineato l’importanza dell’apertura degli studenti “ad altre realtà e all’innovazione”.
Le domande dei giovani di Generiamo Lavoro per un mondo del lavoro in continuo cambiamento
Le domande poste dai giovani riguardano soprattutto l’entrata in un mondo del lavoro percepito come “ostile”, l’uscita dalla precarietà, perché c’è differenza tra agire su di essa (per esempio cambiare lavoro per migliorarsi) e subirla, e la necessità di “avere delle certezze”, quest’ultime intese come “costruire relazioni” e non come ricerca di un posto fisso ormai tramontato, specifica Lidia Borzì. Uno dei punti forti del cantiere sono le competenze trasversali o soft skills tra le quali figurano “il saper comunicare” e “la capacità di lavorare in gruppo”. Ciò che i giovani maggiormente chiedono è che “la precarietà del lavoro non diventi precarietà di vita”. Borzì spiega che molti giovani hanno “il desiderio di creare famiglia”, ma sono però consapevoli di doverlo posticipare causa la precarietà cronica; inoltre vogliono “strumenti” come “saper scrivere un curriculum” od affrontare “un colloquio di lavoro”, ma soprattutto “saper guardare dentro di sé” per trovare le passioni da poter poi trasformare in lavoro e, non da ultimo, mantenere viva “la speranza del terzo giorno che caratterizza i credenti”. I giovani vanno aiutati a “trovare lavoro” per superare il problema della discrepanza tra domanda ed offerta, ma soprattutto che vanno resi consapevoli del fatto che “la soddisfazione del lavoro non è legata solo allo stipendio o ad un lavoro considerato importante”, conclude Borzì sostenendo che “tutti i lavori danno dignità ed ognuno li svolge con amore e passione”.