Il cammino sinodale ci accompagna da ben due anni, e molti sono stati i passaggi per entrare nel vivo di questo processo, fino all’ultimo, quello in cui Papa Francesco ha consegnato l’esortazione apostolica post sinodale Christus Vivit che, di fatto, chiude un percorso affinché si dia inizio in ogni realtà ecclesiale, a partire da quella parrocchiale, la realizzazione di quanto è emerso dalle riflessioni del Sinodo. Questo è stato l’intento del XVI Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, Dare casa al futuro – le parole del Sinodo dei Giovani, svoltosi a Terrasini (PA) dal 29 aprile al 2 maggio 2019, al quale hanno partecipato 800 persone coinvolte nella PG, tra cui anche una rappresentanza del Settore Giovani di Azione Cattolica: dirsi parole nuove che sappiano di futuro buono da costruire.
Durante il convegno è emersa la necessità di mettersi in gioco, abitando la propria realtà e incoraggiando i giovani ad avanzare nella fede, raccontandogli che esiste qualcosa di “Altro” a cui rivolgersi che deriva dall’incontro con Cristo. Lo sosteneva anche, in apertura dei lavori, il Prof. Petrosino, filosofo e docente universitario, identificando questo “Altro” come progetto di bene di Dio per noi. Frère Alois, priore di Taizè ha invece insistito sull’idea di gruppo e di fraternità, sull’importanza di pregare con i giovani, di creare spazi di fraternità e di amare i giovani andando verso di loro, nei loro contesti di vita. Ribadiva l’importanza di ricucire la frattura generazionale che si è creata.
Molto intensi i momenti di spiritualità vissuti all’interno di incredibili cornici artistiche, in particolare la veglia nella suggestiva Cattedrale di Monreale presieduta dal Card. Bassetti, che, rivolgendosi particolarmente ai responsabili delle PG, ha spronato a saper liberare i giovani dalle loro paure e fragilità.
Dalla riflessione sulla pastorale giovanile in Italia è venuta a galla la richiesta di “trovare un senso” a ciò che facciamo, per evitare di progettare percorsi ed esperienze che spesso risultano privi di un’attenzione vocazionale e che non pongono in maniera centrale la questione del senso della vita all’interno di un cammino di ricerca che coniughi l’aspetto umano e quello spirituale.
Per questo, dopo tante parole, l’ultima giornata è stata dedicata alla presentazione delle linee progettuali, uno strumento attraverso il quale tracciare un cammino pratico e dedicato ai tre soggetti pastorali fondamentali: educatori, giovani e comunità. Don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile, ha sottolineato l’importanza delle linee progettuali, che “chiedono il coraggio di riconoscere le strade da percorrere”. Sul solco degli orientamenti pastorali di questo decennio, Educare alla vita buona del Vangelo, le linee nascono da un’attenta lettura dei segni tempi che tiene conto della complessa vita dei giovani di oggi.
Si suddividono in tre aree, ognuna delle quali ha tre parole di riferimento: la prima area riguarda le competenze della PG nella progettazione pastorale, a partire dalla prossimità dell’ascolto e le parole sono esserci, comunicare e aprire luoghi. La seconda area si riferisce alla formazione dei giovani, in quanto la PG è per la vita e per la formazione della vita, e le parole sono chiamati, responsabili e unici. La terza e ultima area è per la vita di comunità, poiché per fare pastorale sono necessari la comunione, l’annuncio e la diaconia.
La ricchezza di questi giorni a Terrasini e le linee progettuali ci ricordano che tutti siamo chiamati ad una “dinamica sinergica” che metta in dialogo chi si offre al servizio educativo con l’unicità di ciascuna persona, con l’obiettivo di un progetto da abitare e da costruire con cura a piccoli passi.
Per ricevere le linee progettuali contatta l’Ufficio di Pastorale giovanile della tua diocesi
di Caterina Donato – membro d’equipe giovani nazionale